TRAMA:
Il regista e documentarista italiano attento ai problemi dell'immigrazione e del territorio, Andrea Segre nasce a Dolo, in provincia di Venezia, il 6 settembre 1976.
Laureatosi nel 2000 in Scienze della Comunicazione all'Università di Bologna, si specializza in Sociologia della Comunicazione, disciplina di cui è docente presso lateneo bolognese.
I suoi lungometraggi sono già stati apprezzati tra cui ricordiamo lo sono Li (2011) e La prima neve (2013).
Corrado è un alto funzionario del Ministero degli Interni italiano specializzato in missioni contro l'immigrazione irregolare.
Il Governo italiano lo sceglie per affrontare una delle spine nel fianco delle frontiere europee: i viaggi illegali dalla Libia verso lItalia.
La Libia post- Gheddafi è attraversata da profonde tensioni interne e mettere insieme la realtà libica con gli interessi italiani ed europei sembra impossibile.
Corrado, insieme a colleghi italiani e francesi.
si muove tra stanze del potere, porti e centri di detenzione per migranti.
La sua tensione è alta, ma lo diventa ancor di più quando infrange una delle principali regole di autodifesa di chi lavora al contrasto dellimmigrazione: mai conoscere nessun migrante, considerarli solo numeri.
Corrado, invece, incontra Swada, una donna somala che sta cercando di scappare dalla detenzione libica e di attraversare il mare per raggiungere il marito in Europa.
Come tenere insieme la legge di Stato e Iistinto umano di aiutare qualcuno in diffcoltà? Corrado prova a cercare una risposta nella sua vita privata, ma la sua crisi diventa sempre più intensa e si insinua pericolosa nell'ordine delle cose.
Quando tre anni fa ho iniziato a lavorare a questo film non sapevo che le vicende tra Italia e Libia sarebbero andate proprio come le abbiamo raccontate, ma purtroppo lo immaginavo.
Per molti mesi ho incontrato insieme a Marco Pettenello alcuni veri Corrado e parlando con loro ho intuito che I'Italia si apprestava ad avviare respingimenti di migranti nei centri di detenzione libica.
Nessuno Io diceva pubblicamente, ma ora che il film esce è tutto alla luce del sole.
Credo che quella di Corrado sia la condizione di molti di noi in quest'epoca che sembra aver metabolizzato l'ingiustizia.
La tensione tra Europa e immigrazione sta mettendo in discussione lidentità stessa dell'Europa.
Corrado e la sua storia raccontano questa crisi di identità.
Ho cercato in lui, nel suo ordine e nella sua tensione emotiva, quelle della nostra civiltà e del nostro tempo.
Sappiamo bene quanto stiamo abdicando ai nostri principi negando diritti e libertà a essere umani fuori dal nostro spazio, ma proviamo a non dircelo.
È questa crisi che mi ha guidato eticamente nel raccontare il mondo di Corrado, un mondo tanto rassicurante quanto inquietante".