TRAMA:
Teo, pubblicitario di successo, fidanzato con una donna con la quale sta andando a vivere, è un uomo in fuga dal suo passato, dalla famiglia di origine, dai letti delle donne con cui passa la notte, dalle responsabilità.
Emma ha perso la vista a sedici anni, ma non si è arresa e non ha lasciato che la sua vita precipitasse nel buio.
Fa l'osteopata e gira per la città col suo bastone bianco, autonoma e decisa.
Tra i due tutto comincia quasi per gioco, ma poi niente sarà più come prima.
Silvio Soldini torna a esplorare con un film di finzione quel mondo dove le apparenze non contano, in una Roma inedita.
Lincontro tra due mondi lontani, che nulla hanno in comune.
Quello abitato da una non vedente, capace di guardare la realtà con altri occhi, e quello dominato dallapparenza, nel quale è immerso un pubblicitario sempre a caccia dellimmagine giusta.
È questo il tema intorno al quale ruota Il colore nascosto delle cose, il film diretto da Silvio Soldini, interpretato da Valeria Golino e Adriano Giannini, fuori concorso alla Mostra.
Nel cast anche Anna Ferzetti, Arianna Scommegna, Laura Adriani.
Soldini ci racconta perché ha deciso di trasferire in un film di finzione lesperienza fatta con i due precedenti documentari, Per altri occhi e Un albero indiano.
Ciò che ho imparato scoprendo quel mondo era molto lontano da quanto sapevo prima.
Insieme a Davide Lantieri e Doriana Leondeff ho fatto ulteriori ricerche e incontri, soprattutto con donne.
Nessuno tra i non vedenti prima mi aveva mostrato come organizzava la sua casa o come usava il bastone.
Nessuno mi aveva confidato la sua storia damore.
Volevo insomma raccontare una vicenda lontana dagli stereotipi spesso veicolati anche dal cinema.
La Golino ha frequentato un corso di orientamento e mobilità, che insegna a muoversi nella città.
Ma un giorno è anche entrata in una casa che non conosceva, bendata, immaginando una pianta che poi ha visto con i suoi occhi.
Nel film ha indossato lenti che rendevano meno squillanti i suoi occhi, è una delle poche attrici italiane che accettano di trasformarsi fisicamente.
Il percorso di Adriano Giannini è stato diverso.
Ha deciso di non avere contatti con i non vedenti, il suo personaggio vive in un altro mondo, fatto di immagini e apparenza.
È lui quello che cambia.
Non volevo fare un film sulla disabilità, ma sull'incontro tra realtà molto distanti.
In una società dove la visibilità è una ossessione, dove non esisti se non un hai account sui social, gli occhi sembrano gli unici organi di senso.
Oggi condividere in tempo reale quello che vediamo è obbligatorio, ma la gente dimentica spesso di vivere davvero le situazioni in cui si trova.
Tutti noi percepiamo il mondo anche con gli altri sensi, ma non ce ne accorgiamo.